L’insonnia è uno dei disturbi del sonno più diffusi nella popolazione, caratterizzato dalla difficoltà ad addormentarsi, dal risvegliarsi frequentemente durante la notte o dal risveglio precoce al mattino, con la sensazione di non aver riposato a sufficienza.
A differenza di quanto si possa pensare, non esiste una quantità di ore di sonno valida per tutti: la necessità di dormire varia da persona a persona e dipende da molteplici fattori, tra cui l’età, lo stato di salute e le abitudini quotidiane. Tuttavia, ciò che accomuna chi soffre di insonnia è la percezione di un sonno non ristoratore, che si riflette negativamente sulla qualità della vita, sull’umore e sulla capacità di affrontare le attività giornaliere.
L’insonnia non è considerata una malattia in senso stretto, ma un disturbo che può manifestarsi da solo oppure essere associato ad altre condizioni, come ansia, depressione, dolore cronico o patologie mediche specifiche.
Gli episodi occasionali di insonnia sono abbastanza comuni, soprattutto in presenza di eventi stressanti o cambiamenti significativi nella routine. Tuttavia, quando la difficoltà a dormire si presenta con frequenza, almeno tre volte a settimana per un periodo superiore a un mese, si parla di insonnia clinicamente rilevante, che richiede attenzione e, in alcuni casi, un intervento specialistico.
L’insonnia può colpire persone di tutte le età, anche se è più frequente nelle donne e negli anziani. Nelle donne, l'insonnia può essere più frequente in particolari fasi della vita, come gravidanza, menopausa o durante la sindrome premestruale, a causa delle variazioni ormonali.
Tipologie di insonnia
L’insonnia non si presenta sempre nello stesso modo: esistono diverse tipologie, che si distinguono sia per la durata che per le cause scatenanti.
In primo luogo, si parla di insonnia acuta quando il disturbo compare da meno di tre mesi e spesso è legato a eventi temporanei come stress, cambiamenti di abitudini o problemi emotivi. L’insonnia cronica, invece, si protrae per almeno tre mesi e tende a ripresentarsi almeno tre volte a settimana, spesso in associazione a patologie mediche o disturbi psicologici.
Dal punto di vista clinico, l’insonnia può essere suddivisa in:
- insonnia primaria: può essere dovuta a una predisposizione individuale, come avviene nell’insonnia idiopatica (presente fin dall’infanzia e senza una causa apparente) o nell’insonnia psicofisiologica, in cui l’ansia legata al sonno stesso innesca un circolo vizioso di allerta e difficoltà a dormire. Non è quindi legata ad altre malattie o condizioni mediche.
- Insonnia secondaria: è causata da fattori esterni come condizioni mediche croniche, uso di farmaci o sostanze (alcol, caffeina, nicotina), dolore fisico costante o disturbi respiratori notturni come le apnee ostruttive del sonno.
Cosa provoca l’insonnia?
Il disturbo nasce da una combinazione di fattori biologici, psicologici e ambientali, che possono agire insieme o in modo indipendente.
Tra le cause più comuni, troviamo:
- Stress e ansia: sono tra i principali responsabili dell’insonnia acuta. Preoccupazioni lavorative, problemi familiari, cambiamenti importanti o eventi traumatici possono innescare un aumento dell’attivazione mentale e fisica che ostacola il rilassamento necessario per addormentarsi.
- Disturbi dell’umore: condizioni come la depressione maggiore, il disturbo d’ansia generalizzato e altre patologie psichiatriche sono spesso associate a difficoltà nel sonno.
- Patologie mediche tra cui patologie cardiovascolari, il diabete di tipo II, i disturbi della tiroide, il reflusso gastroesofageo, l’asma e le riniti allergiche. Anche il dolore cronico, le apnee ostruttive del sonno e la sindrome delle gambe senza riposo sono spesso causa di risvegli notturni e sonno frammentato.
- Fattori ambientali: un ambiente di riposo non adeguato può compromettere la qualità del sonno. Rumori, luci eccessive, temperatura troppo alta o troppo bassa, letto scomodo o presenza di dispositivi elettronici in camera sono tutti elementi che possono disturbare il riposo.
- Stile di vita e abitudini scorrette: il consumo di sostanze stimolanti come caffeina, nicotina e alcol, soprattutto nelle ore serali, può interferire con la qualità del sonno. Anche i pasti abbondanti o l’attività fisica intensa prima di coricarsi possono avere un impatto negativo.
- Fattori genetici: studi recenti hanno evidenziato una predisposizione familiare all’insonnia, legata a una regolazione alterata dei ritmi circadiani e del ciclo sonno-veglia.
- Uso di farmaci: alcuni medicinali, come antidepressivi, corticosteroidi, farmaci per l’ipertensione o per l’epilessia, possono avere come effetto collaterale la comparsa di insonnia.
Quali sono i sintomi dell'insonnia
L’insonnia si manifesta attraverso una combinazione di sintomi sia notturni che diurni. I segnali più evidenti riguardano la difficoltà ad addormentarsi, i risvegli frequenti o prolungati durante la notte e il risveglio precoce al mattino, spesso accompagnati dalla sensazione di non aver riposato a sufficienza. Questi disturbi possono presentarsi singolarmente oppure in associazione, peggiorando ulteriormente la percezione soggettiva di un sonno non ristoratore.
Ai sintomi notturni si aggiungono i sintomi diurni che riflettono la deprivazione di riposo:
- stanchezza persistente e sensazione di fatica al risveglio
- irritabilità e umore instabile
- difficoltà di concentrazione, attenzione e memoria
- riduzione della produttività lavorativa o scolastica
- problemi nelle relazioni sociali e nella gestione delle attività quotidiane.
Come si fa a capire se si soffre di insonnia?
La diagnosi di insonnia si basa principalmente sull’analisi dei sintomi riportati dal paziente e sulla valutazione della loro frequenza e durata. Secondo i criteri internazionali, come già indicato, si parla di disturbo da insonnia quando le difficoltà a dormire si verificano almeno tre volte a settimana e persistono per almeno tre mesi.
Questo consente di distinguere l’insonnia cronica dai disturbi temporanei legati a situazioni transitorie come stress, malattie acute o cambiamenti di vita.
Il percorso diagnostico inizia con un’anamnesi approfondita, che analizza le abitudini di vita e lo stato di salute generale del paziente. Segue la valutazione dei sintomi notturni e diurni, spesso tramite questionari o diari del sonno compilati per alcune settimane, anche per poter escludere patologie che possono favorire l’insonnia.
In certi casi, lo specialista può richiedere esami strumentali di approfondimento, come la polisonnografia (un monitoraggio notturno dei parametri vitali) o l’actigrafia, per valutare la qualità e la quantità del sonno e identificare eventuali cause organiche.

Come si cura l'insonnia?
La prima linea di intervento consiste nell’adozione di strategie comportamentali e psico educative, volte a migliorare l’igiene del sonno e a modificare abitudini e pensieri disfunzionali legati al riposo.
Le principali misure includono:
- mantenere orari regolari per andare a dormire e svegliarsi
- creare un ambiente favorevole al sonno: stanza buia, silenziosa e con temperatura confortevole
- evitare l’uso di dispositivi elettronici prima di coricarsi, così come caffeina, nicotina, alcol e pasti pesanti nelle ore serali
- svolgere attività rilassanti prima di andare a letto, come leggere o ascoltare musica soft
- limitare i sonnellini diurni, che possono interferire con il ritmo sonno-veglia
La
terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia (CBT-I) è considerata il trattamento di elezione nei casi persistenti: si tratta di un percorso psicoterapeutico che aiuta a riconoscere e modificare i pensieri e i comportamenti che ostacolano il sonno, favorendo il rilassamento e la gestione dello stress.
Solo nei casi più gravi o quando le strategie non farmacologiche non risultano efficaci, il medico può valutare l’opportunità di una terapia farmacologica, prescrivendo per brevi periodi ipnoinducenti, benzodiazepine o melatonina, sempre sotto stretto controllo specialistico per evitare effetti collaterali e dipendenza. In presenza di patologie associate, come ansia o depressione, il trattamento dovrà essere integrato e mirato anche a queste condizioni.
La gestione dell’insonnia richiede spesso un percorso multidisciplinare, che coinvolge il medico di medicina generale, lo specialista del sonno e, quando necessario, lo psicologo o il neurologo.
I disturbi del sonno nelle donne
Le donne sono più a rischio rispetto agli uomini di sviluppare problemi di insonnia, dal momento che presentano una naturale vulnerabilità correlata alle modificazioni ormonali che caratterizzano tutte le fasi della loro vita.
Nelle donne, sonno e funzione ormonale sono strettamente interconnessi: un adeguato riposo notturno concorre, durante il periodo fertile, a sincronizzare la circadianità e la circamensilità dei bioritmi neuroendocrini. Infatti, la deprivazione di sonno ha ripercussioni sul ciclo mestruale che possono, a loro volta, compromettere la fertilità e associarsi ad eventuali alterazioni della sessualità. Dall'altro lato, le alterazioni della funzione ormonale possono interferire con il riposo notturno, variandolo in quantità e qualità.
Anche nella sindrome premestruale può manifestarsi l'insonnia: in tal caso, si tratta di un disturbo transitorio che regredisce spontaneamente con la chiusura del ciclo.
Durante la gravidanza, grazie all'azione sedativa e ipnoinducente degli alti livelli di progesterone, viene generalmente riferito un miglioramento della qualità del sonno. Alterazioni del riposo notturno sono invece piuttosto frequenti nella seconda parte della gravidanza, complici le tensioni psico-emotive e gli effetti secondari derivanti dalle aumentate dimensioni di feto.
Climaterio e menopausa sono le fasi più critiche: sono numerose le donne (si stima circa il 20-25%) che lamentano, tra i disturbi menopausali più rilevanti, l'insonnia.

Un team multidisciplinare per curare l'insonnia
Chi soffre di insonnia può trovare nei Centri Medici Dyadea un team multidisciplinare in grado di seguire il percorso dalla diagnosi alla terapia: i professionisti specializzati in neurologia, psicologia, ginecologia, andrologia e geriatria possono supportare il paziente in tutte le fasi del suo trattamento, indicando gli strumenti più adatti al singolo caso.