L'insonnia è un disturbo frequente che colpisce dall'8 al 25% della popolazione, con maggior prevalenza nelle donne ed è molto diffuso negli anziani. Inoltre, studi volti a valutare l'impatto del recente periodo pandemico sullo stile di vita degli italiani hanno rilevato un aumento delle persone che riferiscono di avere una quantità di sonno insufficiente, così come coloro che ne dichiarano una qualità insoddisfacente.
La deprivazione cronica del riposo, alterando il ciclo sonno-veglia e tutti i ritmi biologici associati, compromette la qualità della vita in tutte le sue espressioni. In questo articolo vedremo come riconoscere l'insonnia, quando rivolgersi al medico e i consigli su come trattarla.
Quando si può definire insonnia
Non esistono linee guida che stabiliscano a priori le ore di sonno ottimali per tutte le persone. Di media, una normale quantità di sonno per un adulto è stimata dalle sette alle nove ore a notte. I bambini e i neonati possono dormire più a lungo, gli adulti anche meno.
L'insonnia consiste nella difficoltà ad addormentarsi o anche nel rimanere a letto a lungo senza poter prendere sonno. Ciò che è importante valutare per capire se si soffre di questo disturbo è come ci si sente e se il sonno è stato di buona qualità: non si è dormito abbastanza se ci si sente stanchi tutto il giorno e se questa condizione impatta negativamente sulle attività giornaliere.
Occorre precisare anche che l'insonnia non è una malattia, bensì un disturbo che può presentarsi da solo o in associazione ad altri, come la depressione, l'ansia o numerose patologie mediche.
Gli episodi occasionali di disturbi del sonno sono normali, soprattutto quando si affronta un periodo di cambiamenti, durante una malattia o se ci sono tensioni e stati d'ansia legati a specifiche situazioni. Per affermare di soffrire di insonnia, è necessario che si presenti almeno una di queste caratteristiche per 3 o più giorni alla settimana, per almeno un mese:
- difficoltà a iniziare a dormire (insonnia iniziale);
- difficoltà a mantenere il sonno (insonnia centrale);
- risveglio precoce al mattino (insonnia terminale);
- sonno non ristoratore.
I sintomi dell'insonnia
Possiamo distinguere due tipologie di insonnia:
- Insonnia primaria: è causata da una predisposizione individuale ed è tipica del sesso femminile e delle persone di mezza età. Per esempio, fanno parte di questa categoria l'insonnia idiopatica, che esordisce in età giovanile e dura per tutta la vita, o l'insonnia psicofisiologica, scatenata da eventi o periodi stressanti di vita e destinata a perdurare nel tempo.
- Insonnia secondaria: è causata da problematiche come malattie fisiche che implicano dolore o disturbi respiratori, uso di farmaci o alcol, disturbi psichici come depressione o disturbi d'ansia.
Ciò che caratterizza la condizione di insonnia si può riassumere in questi sintomi:
- difficoltà ad addormentarsi;
- rimanere svegli a letto, per lunghi periodi durante la notte;
- alzarsi molte volte durante la notte;
- svegliarsi presto la mattina e non riaddormentarsi;
- non sentirsi riposati al risveglio;
- difficoltà a fare un sonnellino durante la giornata pur sentendosi stanchi;
- sentirsi stanchi e irritabili durante il giorno e avere difficoltà di concentrazione.
Si possono verificare episodi di insonnia non continuativi che non causano problemi seri. In altri casi, invece, l'insonnia può durare mesi o anche anni. Quando il disturbo diventa persistente può determinare un peggioramento della qualità di vita, limitare le attività giornaliere, influenzare lo stato d'animo e causare problemi di relazione con le persone.Perché si soffre di insonnia
Non sempre è chiaro cosa inneschi l'insonnia ma, spesso, questa condizione è associata a:
- stress e ansia;
- problemi di salute fisica, come malattie cardiache, altri disturbi del sonno e presenza di dolore costante;
- problemi di salute mentale, come la depressione o la schizofrenia;
- stile di vita, come il jet-lag, i turni lavorativi, il consumo di alcol o caffeina prima di andare a dormire;
- ambiente non adatto al sonno, come un letto scomodo, una stanza troppo illuminata, rumorosa, calda o fredda;
- alcuni farmaci, come gli antidepressivi, i farmaci per l'epilessia e i farmaci steroidei.
Quali conseguenze può avere l'insonnia
La mancanza cronica di sonno si riflette sul nostro organismo con numerosi effetti negativi, come per esempio:
- indebolisce il sistema immunitario;
- impedisce al cervello di elaborare le esperienze vissute, attivare i processi cognitivi e creare nuovi ricordi;
- può causare ipotiroidismo, a causa di una diminuzione dell'ormone Tsh, che stimola l'attività tiroidea;
- compromette la salute degli occhi, i cui muscoli non hanno modo di rigenerarsi;
- causa squilibri degli ormoni che regolano il senso di sazietà e può portare a un aumento di peso.
Come diagnosticare l'insonnia
Proprio perché l'insonnia non è una malattia, gli interventi vanno decisi dopo aver indagato e individuato cosa c'è all'origine dei sintomi, che variano da caso a caso. Potrà prescrivere esami strumentali di approfondimento, quali l'elettroencefalogramma, l''elettrocardiogramma, l'elettromiografia, il ritmo del respiro e la saturazione dell'ossigeno.
Sicuramente, se compaiono uno o più segnali di allarme e si protraggono da mesi, è necessario recarsi dal medico di medicina generale. Se anche dopo aver modificato le abitudini associate al sonno i disturbi non migliorano, il medico potrebbe prescrivere una visita dal neurologo, che è lo specialista per questo tipo di disturbo, e richiedere approfondimenti.
Il neurologo indagherà:
- stile di vita;
- dieta seguita;
- stato di salute presente e passato per desumere eventuali malattie e terapie che possano aver contribuito all'insorgere dell'insonnia.
Potrà, inoltre, consigliare di tenere un diario in cui annotare gli orari del sonno per un paio di settimane.Trattamento dell'insonnia
In generale, l'insonnia può essere trattata con strumenti:
- psicoeducativi, per impostare una corretta igiene del sonno, andando a modificare i pensieri e le abitudini che lo disturbano;
- psicoterapeutici, per eseguire un lavoro sui vissuti e sulla storia individuale;
- farmacologici: rispetto a quanto succedeva in passato, raramente il medico prescrive una terapia farmacologica a causa dei possibili effetti collaterali, anche seri, che può indurre, eccetto in casi gravi e per brevi periodi.
Quando l'insonnia si associa ad ansia e depressione
La mancanza di sonno può essere associata a disturbi dell'umore. Circa il 40 per cento delle persone che si rivolge a uno specialista per la presenza di insonnia soffre di un disagio psicologico, soprattutto ansia e depressione.
L'ansia predispone all'insonnia e la favorisce, sia per la presenza di preoccupazioni relative al sonno, sia per un'aumentata attivazione psicofisiologica: l'insonnia, infatti, è spesso presente nei disturbi d'ansia nel 45 per cento dei casi.
La presenza di insonnia, a sua volta, rappresenta un fattore di rischio, nonché di aggravamento, dei disturbi depressivi. Insonnia e depressione clinica si presentano contemporaneamente nel 90 per cento dei casi.
I disturbi del sonno nelle donne
Le donne sono più a rischio rispetto agli uomini di sviluppare problemi di insonnia, dal momento che presentano una naturale vulnerabilità correlata alle modificazioni ormonali che caratterizzano tutte le fasi della loro vita.
Nelle donne, sonno e funzione ormonale sono strettamente interconnessi: un adeguato riposo notturno concorre, durante il periodo fertile, a sincronizzare la circadianità e la circamensilità dei bioritmi neuroendocrini. Infatti, la deprivazione di sonno ha ripercussioni sul ciclo mestruale che possono, a loro volta, compromettere la fertilità e associarsi ad eventuali alterazioni della sessualità. Dall'altro lato, le alterazioni della funzione ormonale possono interferire con il riposo notturno, variandolo in quantità e qualità.
Anche nella sindrome premestruale può manifestarsi l'insonnia: in tal caso, si tratta di un disturbo transitorio che regredisce spontaneamente con la chiusura del ciclo.
Durante la gravidanza, grazie all'azione sedativa e ipnoinducente degli alti livelli di progesterone, viene generalmente riferito un miglioramento della qualità del sonno. Alterazioni del riposo notturno sono invece piuttosto frequenti nella seconda parte della gravidanza, complici le tensioni psico-emotive e gli effetti secondari derivanti dalle aumentate dimensioni di feto.
Climaterio e menopausa sono le fasi più critiche: sono numerose le donne (si stima circa il 20-25%) che lamentano, tra i disturbi menopausali più rilevanti, l'insonnia.
Consigli per gestire l'insonnia
Per migliorare il sonno si possono seguire alcuni accorgimenti:
- mantenere un orario fisso per andare a dormire e per svegliarsi;
- rilassarsi prima di andare a letto, per esempio facendo un bagno caldo o ascoltando musica distensiva;
- usare tende oscuranti alle finestre, la maschera per gli occhi e i tappi per le orecchie, per evitare di essere disturbati o svegliati dalla luce o dai rumori;
- evitare caffeina, nicotina, alcol, pasti pesanti e attività fisica, poche ore prima di andare a dormire;
- non guardare la TV e non usare il telefonino, il tablet o il computer poco prima di andare a dormire: questi dispositivi stimolano il sistema nervoso, interferendo con l'orologio biologico;
- evitare sonnellini durante il giorno.
Un team multidisciplinare per curare l'insonnia
Chi soffre di insonnia può trovare nei Centri Medici Dyadea un team multidisciplinare in grado di seguire il percorso dalla diagnosi alla terapia: i professionisti specializzati in neurologia, psicologia, ginecologia, andrologia e geriatria possono supportare il paziente in tutte le fasi del suo trattamento, indicando gli strumenti più adatti al singolo caso.