Emicrania: sintomi
I sintomi di un attacco di emicrania variano a seconda che questa si manifesti senza aura oppure con aura.
Sintomi di emicrania senza aura
Questa è la forma più comune, rappresenta infatti i quattro quinti dei casi di emicrania e si presenta senza i sintomi neurologici dell’aura. Si manifesta nell’arco di tempo compreso tra i 10 e i 30 anni e tende a scomparire intorno ai 50 anni.
Il dolore è di norma unilaterale, pulsante, di intensità moderata o severa, e può durare dalle 3 ore a 72 ore se non viene trattato opportunamente.
Spesso il dolore peggiora ulteriormente se il paziente svolge una qualche attività fisica, e risulta accompagnato da nausea, vomito, fotofobia e fonofobia; ovvero sensibilità alla luce e ai suoni.
Sintomi di emicrania con aura
L'aura è una fase che precede o accompagna l'emicrania, caratterizzata da sintomi neurologici del tutto passeggeri che durano generalmente da 5 a 60 minuti. I sintomi più comuni sono:
- disturbi visivi: scotomi scintillanti, visione di lampi o linee a zig-zag, perdita parziale del campo visivo, campo visivo annebbiato o oscurato
- sintomi sensoriali: formicolii o intorpidimento che iniziano in una mano e si estendono al braccio e al volto
- disturbi del linguaggio: difficoltà nell'esprimersi o nell'articolare le parole.
Dopo l’aura si manifesta arriva il dolore emicranico propriamente detto, con le caratteristiche indicate: unilaterale, pulsante, di intensità moderata o severa, spesso accompagnato da nausea, vomito, fotofobia, fonofobia e osmofobia (sensibilità agli odori).
Emicrania a grappolo
La cefalea a grappolo è una forma rara ma estremamente dolorosa di mal di testa. Rientra nelle cefalee primarie e si manifesta con attacchi intensi e ricorrenti. Il dolore si localizza attorno a un occhio e può durare da 15 minuti a 3 ore. Si presenta in più occasioni al giorno e spesso anche alla stessa ora.
I sintomi sono:
- lacrimazione
- arrossamento o gonfiore oculare
- congestione nasale
- sudorazione sul viso
- agitazione.
gli episodi si verificano in periodi definiti, chiamati appunti grappoli, e possono durare settimane o mesi. I periodi attivi si alternano a fasi di remissione. Quando gli attacchi si verificano quotidianamente per oltre un anno, si parla di cefalea a grappolo cronica.
Emicrania, cause
Ambiente, biologia e genetica; sono questi i tre elementi che entrano in gioco nell’eziologia dell’emicrania.
Anche se le cause non sono note in modo chiaro e univoco, è possibile dire che le emicranie si manifestano in quei soggetti il cui sistema nervoso è più sensibile. In queste persone, il cervello converte in dolore stimoli non dolorosi (stress, variazioni ormonali femminili, cambi climatici, irregolarità del ritmo sonno-veglia, digiuno).
Un ruolo chiave nello scatenamento dell’attacco emicranico sembra essere svolto svolto dalla corteccia cerebrale pre-frontale, deputata all'elaborazione degli eventi stressanti, e dall’ipotalamo, organo sensibile alle variazioni dei ritmi di vita e responsabile dei sintomi che precedono l'attacco.
Durante un attacco di emicrania, le terminazioni del nervo trigemino si attivano e liberano diverse sostanze che causano infiammazione dolorosa nei vasi sanguigni cerebrali e nelle meningi, le membrane che rivestono il cervello. Questo processo può causare dolore pulsante, nausea, vomito e rende sensibili alla luce e ai rumori.
Fattori scatenanti
I fattori scatenanti dell'attacco emicranico cambiano in base alla situazione in cui la persona si trova prima che l'emicrania arrivi. Può dipendere da motivi fisici, emotivi, ambientali:
- i fattori fisici possono essere di natura ormonale, come la presenza di ciclo mestruale, gravidanza, menarca e menopausa. Ciò spiega perché il disturbo colpisce prevalentemente le donne, per natura più soggette a sbalzi ormonali, e perché l'emicrania insorga soprattutto durante il periodo dello sviluppo, per poi attenuarsi con la menopausa. Altri elementi fisici che influiscono possono essere posture scorrette che provocano tensioni al collo e alla spalla. Infine, anche l'ipoglicemia può provocare un attacco di emicrania;
- i fattori emotivi: ansia, stress, eccitazione, depressione o tensione. Questi stati possono provocare disturbi del sonno, problematiche alimentari e tensioni fisiche, innescando un circolo vizioso di alterazioni generali che può favorire un attacco di emicrania;
- i fattori ambientali: includono l'esposizione a fonti di luce e rumore molto forti, a odori molto intensi, ad aria fumosa e a cambiamenti delle condizioni atmosferiche, come il passaggio a forti altitudini o l'esposizione a caldo e freddo intensi.
Tra i fattori scatenanti sono stati segnalati anche molecole
presenti in diversi alimenti, i cui effetti variano da persona a persona e non è ancora confermato se la scatenino o meno:
- tiramina. Presente in formaggi invecchiati, prodotti a base di soia, fave, salami o salsicce dure, pesce affumicato o essiccato e alcuni tipi di noci
- nitrati, che si trovano in hot dog e affettati
- monoglutammato di sodio, esaltatore di sapidità utilizzato per insaporire pasti da fast food, dadi per brodo, condimenti e spezie
- caffeina, compresa quella contenuta nel cioccolato
- il vino rosso
Anche alcuni farmaci vanno considerati possibili fattori scatenanti:
- contraccettivi orali
- terapia ormonale sostitutiva che viene utilizzata in menopausa
- alcuni sonniferi
- vasodilatatori come la nitroglicerina.
Diagnosi di emicrania
La
maggior parte delle cefalee non ha una causa
grave, soprattutto se iniziano in
giovane età e non cambiano nel tempo.
Quando un paziente segnala i disturbi da cefalea al suo medico, l’obiettivo è quello di determinare se questa
dipende da un'altra causa, cioè se si tratta di una
cefalea secondaria o provocata da un disturbo grave.
Se non viene identificata alcuna causa, il medico cerca di identificare meglio il
tipo di cefalea primaria presente. Al netto della anamnesi e dell’esame obiettivo, gli esami che possono essere richiesti, per escludere l’eventualità di una emicrania secondaria, sono:
- RMN: per identificare anomalie cerebrali
- TC: per escludere lesioni intracraniche
- EEG: indicato in casi di sospetta attività epilettica o aura atipica
- esami del sangue: per rilevare infezioni o disturbi metabolici
- ecocolordoppler dei tronchi sovraortici: per valutare la circolazione cerebrale
- radiografia del cranio: in caso di sospette patologie ossee o sinusali.
Può anche essere richiesta la stesura di un diario delle cefalee, per monitorare andamento e intensità del disturbo.
Segni che richiedono immediato approfondimento
Nei pazienti che soffrono di cefalea, ci sono
alcuni segni che non devono essere trascurate e che, al contrario, sono campanelli d’allarme:
- sintomi che suggeriscono un disturbo cerebrale. Cambiamenti nella sensibilità o nella vista, debolezza improvvisa, perdita di coordinazione, convulsioni, difficoltà di parola o di comprensione di un discorso, sonnolenza o stato confusionale
- febbre e collo rigido, che rende doloroso o a volte impossibile abbassare il mento verso il petto
- cefalea improvvisa e intensa
- dolorabilità alle tempie o dolore alle mascelle durante la masticazione
- tumore o disturbo da immunodeficienza come l'AIDS
- assunzione di un farmaco immunosoppressore
- perdita di peso o febbre
- una cefalea che peggiora progressivamente
- arrossamento oculare e visualizzazione di aloni intorno alle luci
- pressione arteriosa molto elevata
- cefalea che inizia dopo i 50 anni di età.
Emicrania, rimedi
Se i
risultati dell'esame obiettivo sono normali, si agisce tramite una terapia farmacologica formulata su misura, che deve essere sempre associata all'adozione di un miglioramento delle abitudini e alla rimozione dei fattori scatenanti evitabili:
- il rilassamento o la gestione dello stress, aiutano a controllare gli attacchi di emicrania
- le tecniche di rilassamento possono aiutare a gestire l'ansia, alleviare la tensione muscolare e alterare l'attività delle onde cerebrali
- lo yoga può ridurre l'intensità e la frequenza delle emicranie.
La terapia farmacologica dell'emicrania si distingue in:
- terapia acuta, che agisce direttamente sull’attacco
- terapia di profilassi, con l'obiettivo di prevenirla.
La terapia preventiva dell’emicrania deve essere affiancata alla terapia acuta quando il soggetto presenta almeno
4 giorni al mese di emicrania disabilitante. Deve essere seguita per un periodo continuativo di
4-6 mesi e si considera efficace quando riduce la
frequenza degli attacchi di almeno il 50%.
Nei casi in cui, invece, viene rilevata una patologia sottostante, si interviene con un trattamento della patologia stessa, all’origine degli episodi emicranici.